Il Dott. Michele Pizzinini è Specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Diabetologia
Dott. Pizzinini, per uno stile di vita sano l’alimentazione gioca un ruolo centrale. Ma questa consapevolezza è davvero diffusa nella popolazione trentina?
Il Trentino vanta dati leggermente migliori rispetto alla media nazionale su indicatori quali la percentuale di persone in sovrappeso e di obesi e sui livelli di attività fisica nella popolazione, ma alcuni dati suonano anche da noi come un campanello d’allarme: le statistiche dell’Azienda Sanitaria ci dicono ad esempio che il 17% dei nostri ragazzi under 14 sono in sovrappeso.
Torneremo tra poco sul tema degli adolescenti. Esiste una differenza “di genere” rispetto al tema dell’alimentazione? In altri termini, donne e uomini si rivolgono al dietologo con approcci differenti?
Certamente sì. Intanto sgombriamo il campo da un equivoco: non è vero che siano le donne a rivolgersi più frequentemente al dietologo. E’ vero, invece, che le donne sono generalmente mosse da motivazioni differenti. Il primum movens nella donna è l’aspetto estetico e in secondo luogo, c’è l’intento di evitare i farmaci per il controllo di malattie come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia, ossia la dieta come alternativa migliore – perché più naturale - all'assunzione di farmaci. Spesso però, e questo non è un bene, la donna tende a esasperare la restrizione calorica, ossia ad associare il concetto di sana alimentazione a quello della drastica limitazione del consumo di cibo.
Approccio che immaginiamo lei, Dottor Pizzinini, combatta…
Assolutamente. In questi casi, io lavoro molto sull'aspetto psicologico, provando a “smontare” l’ossessione delle calorie, del calcolo del contenuto calorico, perché i danni peggiori sono propri quelli causati dalla restrizione calorica. Noi dovremmo ribaltare completamente la “narrazione” stessa associata al concetto di dieta: non restrizione, appunto, ma un regime alimentare equilibrato e rispettoso della specifica fisiologia della persona.
Colpisce, perché è effettivamente contraria al “senso comune”, l’idea che la restrizione alimentare possa essere essa stessa causa di disturbi alimentari!
Ce lo dice la ricerca scientifica, che li definisce meccanismi di "obesità dieta indotta": più faccio diete più l’organismo si adatta, impara a gestire il proprio fabbisogno energetico e spesso, di rimbalzo si recuperano più chili di quanti non se ne siamo persi. Spesso si osservano persone che dopo aver perso 10 chili con una dieta restrittiva poi ne recuperano 15!
Torniamo all'idea della dieta come alternativa naturale ai farmaci. Ci faccia un esempio.
Sto pensando alla signora in menopausa, periodo dove si registra un aumento fisiologico del colesterolo, che non vuole prendere i farmaci e vuole vedere se riesce ad abbassarlo con l’alimentazione. In questi casi procedo per fasi: prima tre mesi di dieta per vedere fin dove si può arrivare con un corretto trattamento dietetico. Poi, in base ai risultati, vedo se provare con gli integratori a base di riso rosso fermentato piuttosto che di fitosteroli. Infine, se non ci sono risultati arrivo a proporre la statina, che a questo punto il paziente assume in maniera più motivata e più consapevole. Infatti, soprattutto nelle donne in menopausa, la causa del problema non è relativa all'eccessiva produzione di colesterolo ma al mancato smaltimento.
E gli uomini, invece…
Hanno generalmente un approccio più pragmatico, legato prevalentemente al manifestarsi di una patologia o comunque di un disturbo chiaramente percepibile (colesterolo alto, problemi digestivi, diabete, ipertensione ecc.)
Altra differenza importante nell'approccio al cibo è che la donna tende a esasperare le restrizioni, mangiando sempre meno, l’uomo invece tende a incrementare i consumi, e ad esasperare l’attività fisica, spesso finalizzandola all'aumento della massa muscolare. Con una forzatura potremmo dire che l’atteggiamento dell’uomo che spinga oltre i limiti l’allenamento fisico per potenziare la massa muscolare corrisponde alla mancanza di equilibrio della donna che riduce drasticamente i consumi alimentari con l’intento di perdere peso.
Ci aiuti invece a comprendere cosa può fare il nutrizionista per le allergie e le intolleranze alimentari, un ambito che interessa un numero sempre crescente di persone.
Questo è certamente un ambito con contorni spesso sfumati e non facilmente inquadrabili. Io mi limito a fare un esempio concreto che deriva dalla mia esperienza professionale. Spesso una persona che ha problemi di cefalea, stitichezza o di reflusso gastrointestinale, ha problemi con i derivati del latte, con il glutine o con qualche altro alimento. Quindi elaboro diete a bassissimo impatto infiammatorio per consentire all’apparato digerente a riaggiustarsi. Cerco poi di spigarlo al paziente con un esempio: dico loro, pensi di andare in bicicletta, di cadere e sbucciarsi un ginocchio, se ci versi sopra anche semplicemente dell’acqua la ferita ti brucia. Se poi ogni giorno togli la crosticina non si guarisce più. A lungo andare questa sbucciatura trascurata può diventare un’ulcera e diventare una porta d’accesso per tutta una serie di sostanze e batteri provenienti dall'ambiente.
Così è per lo stomaco, gli inibitori della secrezione di acido alleviano il dolore ma la lesione resta. Con queste diete a basso impatto infiammatorio l’apparato digerente si “riaggiusta” e ripristina lo strato mucoso protettivo che impedisce il contatto tra le cellule deputate all'assorbimento e il contenuto dell’intestino. E? un po’ come se stendessimo una pellicola di Domopack che impedisce il contatto diretto tra gli alimenti e la mucosa infiammata, consentendo allo stomaco e all'intestino di guarire definitivamente e di funzionare molto meglio.
Molti iscritti di Sanifonds hanno esteso la copertura sanitaria ai propri familiari. Già con il Dott. Conci, parlando di salute della bocca, ci siamo soffermati sull'importanza di promuovere abitudini sane già nei primi anni di vita. Immaginiamo ciò sia straordinariamente rilevante nell'ambito della nutrizione.
Lo è, senza alcun dubbio. Distinguiamo per semplicità i primi sei anni di vita e la fase adolescenziale.
Noi ci giochiamo tutto, da un punto di vista metabolico, entro i sei anni di vita, anzi i primi 1000 giorni di vita sono determinanti. È un po’ come imparare una lingua nuova, se il papà parla italiano e la mamma tedesco il bimbo a due anni è già bilingue. Più aspettiamo a imparare una lingua e tanto più avremo difficoltà.
E’ concretamente cosa dovrebbe prevedere questo “programma dei 1.000 giorni”?
Il principio guida è l’educazione al gusto. Nelle scuole e negli asili, ma anche in famiglia dovrebbero limitare al massimo l’uso di zucchero e sale, perché così facendo si modifica la sensibilità delle papille gustative dei bambini. Allora poi è facile che il bambino si porti dietro questo background anche da adulto. Ma se ai bambini insegno che gli zuccheri sono buoni, poi a 15 anni non possiamo dirgli: ci siamo sbagliati adesso non devi più bere le bevande zuccherate.
Così come particolarmente delicata dal punto di vista nutrizionale è la fase adolescenziale.
Lo è, anche perché entrano in gioco delicati meccanismi psicologici. Se io comincio a dire ad un giovane: “non mangiare questo, perché sei grasso”, rischio di creare un problema! Talvolta allora il ragazzo mangia di nascosto, e quando mangia un “alimento proibito”, si scatena un conflitto interiore per cui inizia a pensare “ho tradito la fiducia del papà, della mamma” incrinando la relazione con i genitori. Il mio approccio cerca di essere diverso, senza creare cibi tabù. Ad esempio “esorcizzo” il mito della Nutella concedendola al mattino. So già che se “mollo” sulla colazione riesco ad agganciare il mio piccolo paziente, trovo un atteggiamento molto più collaborante e allora posso pretendere che faccia il bravo alla sera. Insisto molto invece sull'importanza di mantenere una regolare attività fisica, pressoché quotidiana e mi faccio poi portare il diario dell’attività fisica, come forma di auto-monitoraggio.
Per concludere l’intervista chiediamo ai nostri esperti di lasciarci con dei suggerimenti per i lettori. Se dovesse con qualche parola convincere un paziente titubante ad abbracciare finalmente uno stile alimentare corretto, cosa direbbe?
Vorrei lasciarvi riflettere con tre aforismi di Ippocrate che già più di 2500 anni fa aveva la soluzione in mano
“tutte le malattie hanno origine nell'intestino”
“fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo”
“camminare è la miglior medicina dell’uomo”
Dott. Michele Pizzinini
Diabetologo e
Specialista dell’Alimentazione.